E’ stata compiuta una revisione sistematica della letteratura su incidenza, trattamento ed esito del carcinoma duttale in situ ( DCIS ).
Sono state individuate 374 pubblicazioni che avevano valutato incidenza, trattamento ed esiti del carcinoma duttale in situ in donne adulte.
Negli Stati Uniti, l’incidenza di carcinoma duttale in situ è salita da 1.87 per 100.000 nel 1973-1975 a 32.5 nel 2004.
L’incidenza è aumentata in tutte le età, ma soprattutto nelle donne con più di 50 anni e l’aumento del ricorso a mammografia spiega in parte, ma non del tutto questo aumento.
I fattori di rischio per il carcinoma duttale in situ incidente includono età più avanzata e storia familiare.
Benchè il trattamento con Tamoxifene ( Nolvadex ) prevenga sia il tumore del seno invasivo sia il carcinoma duttale in situ, il trattamento con Raloxifene ( Evista ) ha diminuito l’incidenza di tumore alla mammella invasivo, ma non quella di carcinoma duttale in situ.
Tra le pazienti con carcinoma duttale in situ, la risonanza magnetica è risultata più sensibile della mammografia per individuare la malattia multicentrica e per stimare la dimensione del tumore.
Poichè circa il 15% delle pazienti con carcinoma duttale in situ identificato con biopsia risulta essere affetto da tumore mammario invasivo dopo rimozione o mastectomia, l’accuratezza della biopsia del linfonodo sentinella dopo l’escissione è importante per il trattamento chirurgico del carcinoma duttale in situ.
La maggior parte degli studi ha dimostrato che la biopsia del linfonodo sentinella è fattibile dopo chirurgia conservativa del seno.
La più giovane età, i margini chirurgici positivi, la dimensione e il grado del tumore e necrosi comedonica sono risultati fortemente correlati alla recidiva di carcinoma duttale in situ.
Gli esiti del carcinoma duttale in situ dopo mastectomia o intervento conservativo del seno più terapia radiante sono risultati superiori a quelli ottenuti con la sola chirurgia conservativa.
Il trattamento con Tamoxifene dopo la diagnosi di carcinoma duttale in situ ha ridotto il rischio di ricorrenza della malattia. ( Xagena2010 )
Virnig BA et al, J Natl Cancer Inst 2010; 102: 170-178
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