L’impiego della chemioterapia ad alta dose per il carcinoma mammario primario ad alto rischio è controverso.
L’obiettivo dello studio è stato quello di verificare la sua efficacia nelle pazienti con 4-9 o più di 10 linfonodi ascellari positivi.
Sono state arruolate 885 pazienti. Di queste, 442 sono state assegnate alla chemioterapia ad alta dose e 443 alla chemioterapia convenzionale.
Le pazienti sottoposte a chemioterapia convenzionale hanno ricevuto Fluorouracile , Epirubicina e Ciclofosfamide ( FEC ) ogni 3 settimane per 5 cicli , seguita da radioterapia e Tamoxifene.
La chemioterapia ad alta dose consisteva in Ciclofosfamide ( 6g/m2) , Tiotepa (480mg/m2) , Carboplatino (1600mg/m2) con trapianto autologo di cellule staminali ematopoietiche del sangue periferico.
Il periodo di follow-up è stato di 57 mesi.
La percentuale di sopravvivenza a 5 anni libera da recidive è stata del 59% nel gruppo trattato con chemioterapia convenzionale e del 65% nel gruppo sottoposto a chemioterapia ad alta dose.
Nel gruppo con 10 o più linfonodi positivi la sopravvivenza libera da recidiva è stata del 51% nel gruppo chemioterapia convenzionale e del 61% nel gruppo chemioterapia ad alta dose.
Secondo gli Autori, la chemioterapia ad alta dose migliora la sopravvivenza tra le pazienti con carcinoma mammario di stadio II o III e con 10 o più linfonodi ascellari positivi.
Il beneficio è riservato alle donne con tumori HER-2/neu-negativi. ( Xagena2003 )
Rodenhuis S et al, N Engl J Med 2003; 349:7-16
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