Contrariamente alle supposizioni comuni, il rischio di cancro associato all'esposizione alle radiazioni nella mezza età potrebbe non essere inferiore al rischio associato all'esposizione in giovane età, secondo uno studio pubblicato su The Journal of National Cancer Institute ( JNCI ).
È noto che i bambini siano più sensibili degli adulti agli effetti delle radiazioni e che corrano un rischio maggiore di sviluppare tumore indotto da radiazioni rispetto agli adulti. Alcuni dati suggeriscono anche che, in generale, più anziana è una persona quando è esposta alle radiazioni, minore è il rischio che sviluppi una neoplasia indotta dalle radiazioni stesse.
D'altra parte, dati statistici ottenuti da studi a lungo termine su sopravvissuti alla bomba atomica in Giappone indicano che, per l'esposizione alle radiazioni dopo circa i 30 anni di età, il rischio di sviluppare tumore indotto da radiazioni non continui a diminuire.
Per approfondire questa tematica, sono stati rianalizzati i dati dei sopravvissuti giapponesi alla bomba atomica, ipotizzando due diversi percorsi attraverso i quali l'esposizione alle radiazioni possa causare il cancro.
Il primo percorso è l'inizio di mutazioni genetiche che convertono le normali cellule staminali in cellule pre-maligne e che potrebbero portare alla formazione di un tumore.
Il secondo è la promozione, o espansione, indotta dalle radiazioni, del numero delle cellule precancerose già presenti nell’organismo.
L'effetto di iniziazione svolge più probabilmente un ruolo nei bambini rispetto agli adulti, poiché le cellule iniziate in tenera età avrebbero un più lungo tempo disponibile per aumentare di numero e progredire verso una forma tumorale.
L'effetto di promozione, tuttavia, è probabilmente più importante per l’esposizione a radiazioni in età media, dato che il corpo di un adulto contiene già un numero maggiore di cellule precancerose.
È stato sviluppato un modello basato su questi effetti biologici applicato ai dati dei superstiti giapponesi della bomba atomica. Si è rilevato che il modello è stato in grado di riprodurre gli schemi di rischio di tumore associato all'età al momento dell'esposizione alle radiazioni osservato in questi sopravvissuti.
Lo stesso modello è stato poi applicato per predire il rischio di tumore in funzione dell’età nella popolazione degli Stati Uniti, e si è rilevato che il rischio di neoplasia previsto dal modello è stato conforme ai dati registrati nella fascia di età da 30 a 60 anni.
Si è rilevato che, dopo esposizione a radiazioni nella mezza età, il rischio di cancro può aumentare per alcuni tipi di tumore, in contrasto con quelle che erano ritenute le conclusioni convenzionali. Inoltre questi risultati potrebbero avere implicazioni pratiche per quanto riguarda gli esami diagnostici a raggi X, prevalentemente eseguiti su adulti di età media, così come per le occupazioni che comportano esposizioni a radiazioni, dove la maggior parte delle stesse avviene in persone di mezza età.
Nel complesso, il peso delle evidenze epidemiologiche suggerisce che per le esposizioni negli adulti, i rischi da radiazioni in genere non diminuiscono con l'aumentare dell'età al momento dell'esposizione, e le descrizioni qui fornite portano a questa conclusione con una certa plausibilità biologica. Tuttavia, vi sono incertezze nel generalizzare i dati giapponesi ad una popolazione degli Stati Uniti. Inoltre, secondo alcuni pareri, altri dati e altri modelli contraddicono i risultati di questo studio.
Ad ogni modo, questo modello a base biologica solleva ipotesi e conclusioni provocatorie, anche se preliminari, richiamando l'attenzione sulla costante importanza dell’esposizione a radiazioni a basso dosaggio nella nostra società. ( Xagena2010 )
Lyda A, JNCI, 2010
Onco2010 Diagno2010