Dopo lo studio SHARP ( Sorafenib Hepatocellular Carcinoma Assessment Randomized Protocol ), Sorafenib ( Nexavar ) è diventato lo standard di cura per i pazienti con carcinoma epatocellulare non-resecabile avanzato, ma la relazione tra vantaggio di sopravvivenza ed eziologia della malattia rimane non ben definita.
Per risolvere questo problema, è stata intrapresa una meta-analisi di tre ampi studi prospettici randomizzati in cui Sorafenib era il braccio di controllo.
Su un totale di 3.256 pazienti, erano disponibili i dati di 1.643 pazienti ( 50% ) che hanno ricevuto Sorafenib.
L'endpoint primario era la sopravvivenza globale ( OS ).
I risultati sono presentati in termini di hazard ratio di confronto tra Sorafenib e le terapie alternative in base allo stato del virus dell'epatite C ( HCV ) o allo stato del virus dell'epatite B ( HBV ).
Gli hazard ratio hanno mostrato migliorata sopravvivenza globale per Sorafenib nei pazienti sia negativi per HBV sia positivi per HCV ( log HR [ hazard ratio ], -0.27 ).
La sopravvivenza mediana non-aggiustata è stata di 12.6 mesi per Sorafenib e di 10.2 mesi per gli altri trattamenti in questo sottogruppo.
Non c'è stata evidenza di miglioramento nella sopravvivenza globale per tutti gli altri sottogruppi di pazienti definiti da HBV e HCV.
I risultati sono stati costanti in tutti gli studi.
In conclusione, ci sono prove che l'effetto di Sorafenib sulla sopravvivenza globale dipende dallo stato di epatite dei pazienti.
La sopravvivenza globale migliora nei pazienti negativi per HBV e positivi per HCV se vengono trattati con Sorafenib.
Non c'è stata alcuna evidenza di miglioramento nella sopravvivenza globale attribuibile a Sorafenib nei pazienti positivi per HBV e negativi per HCV. ( Xagena2017 )
Jackson R et al, J Clin Oncol 2017; 35: 622-628
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