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Tumore prostata

La combinazione Enfortumab vedotin e Pembrolizumab induce risposte durature nel carcinoma uroteliale metastatico


Dallo studio EV-103 è emerso che la combinazione di Enfortumab vedotin e Pembrolizumab ( Keytruda ) ha conferito alti tassi di risposte durature tra i pazienti non-ammissibili al Cisplatino con carcinoma uroteliale metastatico.

La chemioterapia a base di Platino rimane il trattamento standard di prima linea per i pazienti con carcinoma uroteliale metastatico.
Coloro che non sono idonei al Cisplatino ricevono Gemcitabina e Carboplatino come terapia standard; tuttavia, questo regime di chemioterapia ha una scarsa tollerabilità, nonché una durata limitata e uno scarso beneficio in termini di sopravvivenza.

Enfortumab vedotin, un coniugato anticorpo-farmaco che trasporta l'agente antimicrotubulare monometilauristatina E ( MMAE ) diretto alle cellule che esprimono nectina-4, ha dimostrato di indurre l'attività antitumorale nel carcinoma uroteliale metastatico precedentemente trattato.

E' stata esaminata l'efficacia e la sicurezza di Enfortumab vedotin in combinazione con Pembrolizumab, una terapia anti-PD-1, tra 45 pazienti ( età mediana, 69 anni; intervallo, 51-90 ) con carcinoma uroteliale metastatico.

I pazienti hanno ricevuto 1.25 mg/kg di Enfortumab vedotin nei giorni 1 e 8 e Pembrolizumab il giorno 1 di ciascun ciclo di trattamento di 3 settimane ( numero mediano di cicli, 9; intervallo, 1-22 ).

Sicurezza e tollerabilità rappresentavano gli endpoint primari dello studio. Gli endpoint secondari erano: tasso di risposta obiettiva ( ORR ), la sopravvivenza libera da progressione ( PFS ) e la determinazione della dose raccomandata di Enfortumab vedotin.

Il follow-up mediano è stato di 11.5 mesi.

Gli eventi avversi più comuni correlati al trattamento includevano affaticamento, sperimentato dal 58% dei pazienti ( 11% di grado 3 ); alopecia ( 53% ) e neuropatia sensoriale periferica ( 53%; 4% di grado 3 ).

Un paziente è deceduto per insufficienza d'organo correlata al trattamento.

I risultati di efficacia hanno mostrato un tasso ORR del 73.3% ( IC 95%, 58.1-85.4 ), incluso un tasso di risposta completo ( CR ) del 15.6%.
Il tasso di controllo complessivo della malattia è stato del 93.3%.

Più della metà dei pazienti con metastasi epatiche ( 53%; n = 8 ) ha risposto al trattamento.
I pazienti con uno stato PD-L1 elevato ( n = 14 ) avevano un tasso ORR del 78.6%, mentre in quelli con uno stato PD-L1 basso ( n = 19 ) il tasso ORR è stato del 63.2%.

Tra i 33 responder, 18 ( 55% ) avevano risposte in corso, 11 delle quali hanno superato i 10 mesi.

La durata mediana della risposta non è stata raggiunta ( intervallo, 1.2-12.9 mesi ). La sopravvivenza mediana libera da progressione è stata di 12.3 mesi ( IC 95%, 7.98 - non-raggiunta ). ( Xagena2020 )

Fonte: Genitourinary Cancers Symposium, 2020

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