I modelli di risposta con l'immunoterapia possono differire da quelli di altri trattamenti. Questo garantisce ulteriori indagini perché alcuni pazienti possono trarre beneficio dalla immunoterapia continua al di là della prima progressione definita dai criteri RECIST ( Response Evaluation Criteria in Solid Tumors ).
E’ stata valutata la sicurezza e il potenziale beneficio del trattamento con Nivolumab ( Opdivo ), un inibitore del checkpoint immunitario PD-1, oltre la prima progressione nei pazienti con carcinoma renale metastatico ( carcinoma a cellule renali; mRCC ) in una analisi di sottogruppo di uno studio di fase 2, in cieco, randomizzato, multicentrico, avviato nel 2011, che ha incluso pazienti con carcinoma renale metastatico a cellule chiare precedentemente trattati con la terapia antiangiogenica.
I cutoff dei dati per l'analisi dei sottogruppi sono stati nel 2013 per la sopravvivenza libera da progressione e il tasso di risposta obiettiva e nel 2014, per la sopravvivenza complessiva e la durata della risposta.
In questa analisi, i pazienti trattati al di là della prima progressione hanno ricevuto la loro ultima dose di Nivolumab più di 6 settimane dopo la progressione definita da RECIST, e i pazienti non-trattati oltre la prima progressione hanno interrotto Nivolumab prima o alla progressione definita da RECIST.
Nivolumab è stato somministrato a 0.3, 2, o 10 mg/kg per via endovenosa ogni 3 settimane.
I principali endpoint erano la sicurezza e l'efficacia del trattamento con Nivolumab.
Su 168 pazienti ( età mediana, 61 anni; 72% maschi ) randomizzati a Nivolumab, 154 hanno presentato progressione ( 36 sono stati trattati dopo la prima progressione, 26 sono stati trattati dopo la prima progressione per 6 settimane o meno, e 92 non sono stati trattati oltre la prima progressione), 13 sono stati trattati e non hanno avuto progressione, e 1 non è stato trattato.
Prima della prima progressione, il tasso di risposta obiettiva ( ORR ) definita da RECIST è stato del 14% ( n=5 ) e 16% ( n=15 ), e la sopravvivenza mediana libera da progressione è stata di 4.2 e 2.6 mesi nei pazienti trattati e non-trattati dopo la progressione, rispettivamente.
A seguito della progressione iniziale, 25 pazienti ( 69% ) trattati dopo la progressione hanno avuto una successiva riduzione del tumore o stabilizzazione in termini di dimensioni della lesione target.
L'incidenza di eventi avversi correlati al trattamento è stata maggiore nei pazienti trattati dopo la progressione ( n=29, 81% ) rispetto a quelli non-trattati dopo la progressione ( n=61, 66% ); tuttavia, dopo aggiustamento per la durata della esposizione al trattamento, l'incidenza era inferiore nei pazienti trattati al di là della progressione ( tasso di incidenza / 100 anni-paziente: 322.9 vs 518.7 per i pazienti trattati vs quelli non-trattati dopo la progressione ).
In conclusione, in questa analisi dei sottogruppi, una percentuale di pazienti che ha continuato il trattamento oltre la prima progressione definita da RECIST ha dimostrato una riduzione sostenuta della massa tumorale o stabilizzazione delle dimensioni delle lesioni bersaglio, con un profilo di sicurezza accettabile.
Ulteriori analisi contribuiranno a definire il beneficio clinico per i pazienti con carcinoma renale metastatico trattati con Nivolumab al di là della progressione. ( Xagena2016 )
George S et al, JAMA Oncol 2016; 2: 1179-1186
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