Sorafenib ( Nexavar ) prolunga in modo significativo la sopravvivenza generale nei pazienti con carcinoma epatocellulare ( HCC ) del 44%, rispetto ai pazienti che assumono placebo ( HR=0,69; p=0,0006 ).
Lo studio di fase III SHARP ( Sorafenib HCC Assessment Randomized Protocol ), ha valutato 602 pazienti affetti da tumore epatico non precedentemente sottoposti a terapia sistemica.
L'endpoint primario dello studio era rappresentato dalla sopravvivenza generale.
La sopravvivenza generale mediana è stata di 10,7 mesi nei pazienti trattati con Sorafenib, contro i 7,9 mesi di coloro che avevano ricevuto placebo.
Nel febbraio 2007, il Data Monitoring Committee dello studio SHARP aveva chiesto l'interruzione dello studio, perché l'analisi aveva evidenziato una superiorità in termini statistici del gruppo Sorafenib, rispetto al gruppo placebo nell'endpoint sopravvivenza generale.
Non sono state riscontrate differenze nell'incidenza di eventi avversi gravi tra i pazienti trattati con Sorafenib e quelli del gruppo placebo.
I più comuni gravi eventi avversi di Sorafenib sono: diarrea, eritrodisestesia palmo-plantare.
Il carcinoma epatocellulare è la più comune forma di tumore epatico, ed è responsabile di circa il 90% dei tumori epatici maligni, primari, negli adulti.
Nel mondo rappresenta il quinto tumore più comune e la terza causa principale di mortalità correlata ai tumori.
Negli Stati Uniti vengono diagnosticati circa 19.000 carcinomi epatocellulari all'anno, e 32.000 nell'Unione Europea.
Sorafenib è un inibitore della chinasi, in grado di inibire la proliferazione delle cellule tumorali.
Il Sorafenib inibisce l'attività di bersagli presenti nelle cellule tumorali ( CRAFT, BRAF, V600E BRAF, C-KIT, FLT-3 ) e nei vasi sanguigni del tumore ( CRAFT, VEGFR-2, VEGFR-3 e PDGRF-beta ).
Modelli preclinici hanno mostrato che il pathway Raf/MEK/ERK svolge un importante ruolo nel carcinoma epatocellulare. ( Xagena2007 )
Fonte: American Society of Clinical Oncology ( ASCO ) – Annual Meeting, 2007
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