In circa il 15% dei pazienti che si sottopongono a chemioterapia , soprattutto chemioterapia a base di Adriamicina o derivati , si sviluppa un’insufficienza cardiaca.
In passato l’insufficienza cardiaca provocata dalla chemioterapia veniva trattata con procedure invasive ad alto rischio , inserendo un device cardiaco o eseguendo un trapianto di cuore.
Durante il 6th Annual Meeting of the Health Failure Society of America è stato presentato uno studio di Durand et al, che hanno esaminato 16 pazienti affetti da tumore e che avevano manifestato insufficienza cardiaca .
Questi pazienti sono stati trattati con un ACE inibitore o con l’associazione Ace inibitore ed un beta-bloccante ( Carvedilolo ).
E’ stato osservato che quasi tutti i pazienti trattati hanno presentato miglioramenti nelle performance e nella funzione cardiaca.
Il trattamento combinato ( Ace inibitore + Carvedilolo ) ha prodotto un più elevato aumento della frazione d’eiezione rispetto alla sola terapia con Ace inibitore.
I dati dello studio indicano che l’insufficienza cardiaca provocata dalla chemioterapia antitumorale è reversibile. ( Xagena2002 )