L’irradiazione parziale accelerata della mammella con brachiterapia ( APBIb ) per il trattamento del cancro al seno è cresciuta rapidamente negli ultimi anni negli Stati Uniti come alternativa alla irradiazione standard del seno intero ( WBI ), secondo uno studio pubblicato sul Journal of the National Cancer Institute ( JNCI ).
La ricorrenza di vari tipi di irradiazione parziale accelerata della mammella ( radioterapia a fasci esterni, radioterapia intraoperatoria, brachiterapia utilizzando più cateteri interstiziali, o brachiterapia endocavitaria utilizzando un catetere a palloncino ) rilascia radiazioni al tessuto mammario a più alto rischio di recidiva.
I vantaggi di queste tecniche includono un ridotto tempo di trattamento e meno radiazioni a porzioni non-coinvolte del seno e ai tessuti normali.
Gli svantaggi dell’irradiazione parziale accelerata della mammella includono la possibilità che le cellule tumorali in una parte diversa della mammella rimangano non-trattate, fatto che potrebbe portare a un aumento della recidiva locale.
A causa delle potenziali limitazioni della irradiazione parziale accelerata della mammella, nel 2009 l'American Society for Radiation Oncology ( ASTRO ) ha convocato una task force di Esperti di carcinoma mammario per sviluppare i criteri per l'utilizzo della irradiazione parziale accelerata della mammella off-protocol.
Sono stati proposti tre gruppi di appropriatezza della irradiazione parziale accelerata della mammella: adatta, cautelativa e non-idonea, in base alle caratteristiche del paziente e ai fattori clinici.
A causa della crescente popolarità della irradiazione accelerata parziale della mammella con brachiterapia, in particolare, ricercatori del Brigham and Women’s Hospital e della Harvard Medical School di Boston hanno eseguito un'analisi retrospettiva dei dati contenuti nel database SEER ( Surveillance, Epidemiology and End Results ) di donne che avevano ricevuto irradiazione parziale accelerata della mammella con brachiterapia oppure irradiazione standard del seno intero tra il 2000 e il 2007.
In linea con le linee guida ASTRO, i ricercatori hanno classificato 138.815 donne come adatte, cautelari, o non-idonee per l’irradiazione parziale accelerata della mammella con brachiterapia; 3.576 delle 138.815 pazienti avevano ricevuto irradiazione parziale accelerata della mammella con brachiterapia: il 32% è stato considerato idoneo, il 29.6% cautelativo e il 36.2% non-idoneo.
L'utilizzo complessivo della irradiazione parziale accelerata della mammella con brachiterapia è aumentato dallo 0.4% nel 2000 al 6.6% nel 2007. C'è stata una vasta gamma di modelli di utilizzo in tutti gli Stati Uniti, con specifiche regioni geografiche che fanno un maggiore utilizzo della irradiazione parziale accelerata della mammella con brachiterapia nonostante diversi pazienti e fattori clinici.
Ci sono state anche notevoli disparità etniche in relazione all'uso dell’irradiazione parziale accelerata della mammella con brachiterapia. Le donne bianche hanno avuto più probabilità di ottenere questo trattamento rispetto alle donne nere tra le pazienti cautelative e non idonee; inoltre le donne che vivono in città hanno avuto più probabilità di ricevere la terapia rispetto a quelle che vivono nelle aree rurali, anche se la terapia potrebbe potenzialmente fornire un maggiore vantaggio per le donne nelle zone rurali.
Gli autori concludono che le grandi differenze nell'uso dell’irradiazione parziale accelerata della mammella con brachiterapia suggeriscono che può essere presente una variazione ingiustificata, variazione della pratica non spiegata da malattia, preferenze del paziente, o medicina basata sulle evidenze.
In un editoriale di accompagnamento di ricercatori dell'Università del Texas M.D. Anderson Cancer Center, si nota che è rassicurante riscontrare un più veloce incremento del grado di utilizzo tra le pazienti classificate come idonee, anche se la maggioranza delle pazienti sottoposte a irradiazione parziale accelerata della mammella con brachiterapia nello studio non sono state classificate come adatte. ( Xagena2012 )
Fonte: Journal of National Cancer Institute, 2012
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